“Stasera ho vissuto una magia”. Questo è il pensiero che ho scritto e lasciato sul quaderno delle visite nella stanza di Chiara Vigo.
Chiara Vigo è il maestro del filo del mare, il bisso.
Il bisso è ricavato dalla preziosissima Pinna Nobilis, un mollusco gigante che può raggiungere anche il metro e mezzo di grandezza.

Questo mollusco, è un incrocio tra una cozza ed un’ostrica e, al suo interno, possiede una ghiandola setacea che produce una sorta di collagene cheratinato: questa bava di cheratina viene sputata fuori dal mollusco a causa della contrazione e del movimento delle due valve.

A contatto con l’acqua, la bava si solidifica e produce un batuffolo marrone, simile ad una barba incolta con in mezzo piccole incrostazioni di conchiglie, alghe e coralli: Il materiale viene lavorato e sbiondato, e solo allora diventa bisso.

Ho assistito alla trasformazione del bisso in filo da tessere; seguivo affascinata i movimenti di Chiara, leggeri e sicuri, quasi come una danza, come un rituale incantatore che attraeva in silenzio e armonia tutti i visitatori presenti, accompagnato dalla sua voce, dai suoi racconti e dai suoi canti ancestrali . La vera trasmissione orale, come dice Chiara, si perde completamente quando si sta dentro ad un museo. La conoscenza, perché ti rimanga dentro, ha bisogno di essere toccata e non solo guardata; ha bisogno di essere vissuta perché la sua memoria non ti abbandoni mai.

La porta della sua stanza, è sempre aperta. Per 365 giorni all’anno, Chiara è lì dentro, che accoglie i visitatori e mostra a tutti la sua arte.
Un’arte che le fu insegnata dalla nonna (maestra di tele da museo), e che lei continua a tramandare ed insegnare gratuitamente a chiunque voglia impararla.

La fibra del bisso è color oro, la cardatura – la fase di pulizia del materiale- avviene con un cardo a spilli. Prima di allora, però, il bioccolo deve essere dissalato per 25 giorni dentro un miscuglio liquido composto da succo di limone, cedro e alghe che lo rende elastico e resistente. Chiara, dopo aver estratto un piccolo ciuffo di materiale con il cardo a spillo, lo fila con un fuso di ginepro. È da quel momento che il bisso, diventato filo per tessere, viene passato a mano dentro l’ordito di lino in un grande telaio a pedale, oppure tessuto con le unghie, in un altro telaio più piccolo.

Il bisso viene anche colorato con materiali naturali come foglie, radici e viene fissato con acqua e sale; Il preparato viene esposto all’aria durante le notti di luna piena: l’umido lunare favorisce il completamento del processo alchemico di fissaggio del colore.

Da questo procedimento, nascono colori bellissimi di intensità forte e di memoria antica: sono, infatti, i colori che venivano usati per ornare le vesti dei sacerdoti e dei re.

La storia del bisso è legata ad un’antichissima leggenda e fa riferimento alla principessa Berenice di Caldea, la quale, in esilio a Sant’Antioco , insegnò la tessitura del bisso. La descrizione della lavorazione del bisso compare nel Talmud, l’antico testo sacro dell’ebraismo, e tale descrizione, la si può trovare in ben 46 passi .

Il lavoro di Chiara avviene nel rispetto massimo della natura, senza inquinare o uccidere nessun animale. La stessa pinna nobilis, che è specie protetta, viene lasciata viva dopo che viene estratta la sua bava. Chiara si batte per la tutela massima di questo meraviglioso animale, che purtroppo, a causa del cambiamento climatico e della pesca di frodo, è sempre più minacciato dall’estinzione.

Aveva 27 anni Chiara quando fece “il giuramento dell’acqua”alla nonna. Promise che mai avrebbe ricavato profitti dalla seta del mare; il bisso infatti, non si vende, può essere solo donato o ricevuto. Chiara ha accettato di consacrare la sua vita interamente al bisso, non si fa pagare e vive di sole offerte.

Potrei continuare a descrivere ogni dettaglio dell’arte di Chiara e di quella serata, solo che, come ogni esperienza personale, ciò che rimane dentro e si porta via con sé, non si può raccontare fino in fondo.

Quando ho parlato di magia, non ho esagerato. La figura di Chiara la si può collocare in qualsiasi epoca della storia: ti riporta a periodi lontani, antichi ed esoterici, in cui per qualsiasi cosa, ci si affidava al sapere degli “anziani” portatori di saggezza e conoscenza, di valori che al giorno d’oggi si stanno sempre più indebolendo e sono difficili da tramandare.

Il sapere di Chiara, oggi, rischia di essere tacciato per sempre.
La stanza che fu il laboratorio di sua nonna, in cui riceve i suoi ospiti e diffonde il suo sapere, tra non molto verrà chiusa per mancanza di fondi. I soldi delle offerte libere, naturalmente non bastano per pagare l’affitto del locale che, per sopravvivere, dovrebbe essere acquistato.
A questo proposito è nata una raccolta di crowdfunding che ha un nome molto significativo: “If the world wants ” (Se il mondo vuole).

Per chi ci conosce, sa che noi di Sardinia12 promuoviamo nel nostro blog le iniziative che più ci stanno a cuore, quelle che ci hanno particolarmente colpito e che abbiamo avuto la fortuna di conoscere attraverso bellissime esperienze.

Se il mondo vuole, sa che un sapere così prezioso non deve e non può scomparire; se il mondo vuole, sa che Chiara continuerà a conservare qualcosa che ci appartiene, e se il mondo ce la fa, sa che sta permettendo a se stesso, e cioè ad ognuno di noi, di continuare a vivere una piccola e preziosa magia…

Posizione: https://www.google.it/maps/place/ChiaraVigo

Web: http://www.chiaravigo.it/

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