Il 22 settembre scorso, durante i giorni dell’equinozio d’autunno, mi trovavo al pozzo di Santa Cristina.
Sono arrivata di pomeriggio e non ho visto la mia ombra capovolta.
Il giorno era giusto, ma il sole a quell’ora, non era allineato con il foro sopra il tetto del pozzo.

È proprio il sole, infatti, che fa filtrare la luce nel pozzo e, per effetto della rifrazione, l’ombra si riflette sull’acqua e sulla parete del pozzo, proiettando la sua immagine con la testa rivolta verso il basso.

Il pozzo di Santa Cristina è sempre un luogo magico. Tutte le volte che ci sono stata, ho vissuto un”esperienza particolare.

Risale al XI – IX secolo A.C. È stato edificato in basalto locale ed è costituito da una scala a sezione tronco trapezoidale, una cella ipogeica voltata ad ogiva. La cella è stata realizzata con anelli concentrici sovrapposti con la tipica tecnica isodoma, molto utilizzata durante l’età del bronzo. Vicino alla cella, si trova il vestibolo: sono entrambi circondati da un themenos, un appezzamento di terreno riservato al culto di un dio o alla costruzione di un santuario.

I gradini che portano giù al pozzo, sono 25: le pareti laterali, sporgono in fuori verso l’interno e sono composte da pietre lavorate e perfettamente squadrate con faccia obliqua.

Nell’insieme, l’area del pozzo, è una costruzione molto armoniosa e suggestiva.

Ogni elemento costruito fa pensare ad un luogo di culto, studiato nei minimi particolari quasi con l’intento di permettere all’uomo di vivere la sensazione di ascesa verso la spiritualità. Anche l’ombra capovolta è un effetto che fa credere ad un tentativo terrestre di raggiungimento o congiunzione con il proprio credo.

Ricordo l’energia forte che ho percepito quando ero giù nel pozzo: la sensazione di leggero stordimento era unita ad una forza che paradossalmente mi portava verso il basso, permettendomi di mantenere il contatto con la terra.

Poco distante dal pozzo c’è un piccolo nuraghe e addossato al nuraghe, si trova un agglomerato di capanne di diversi periodi a partire dal Nuragico fino al Medioevo. Al Medioevo appartiene anche il villaggio cristiano di Santa Cristina: costruito intorno al 1200, ancora oggi, è sede di festeggiamenti religiosi e, la seconda domenica di maggio, si celebra la festa in onore di Santa Cristina.

Secondo la mitologia popolare Santa Cristina subì il suo martirio e la sua tragica morte rinchiusa nel pozzo costruito dal padre per punire la sua fede cristiana. Il mito narra che la santa scese le scale del pozzo a testa in giù prima di essere imprigionata.

Leggenda o no, il pozzo di Santa Cristina resta uno dei luoghi di culto più suggestivi della Sardegna, dove certamente racconti religiosi e riti pagani si sono mischiati nei tempi e nei secoli.

Ogni particolare storico però, si aggiunge come un tassello prezioso al completamento di un grande mosaico che ancora ha tanto da svelare, e potrebbe addirittura sorprenderci nel rivelarci che l’uomo, che noi chiamiamo nuragico, era, con assoluta probabilità, molto più evoluto di quello di oggi.

Commento della Local: il pozzo di Santa Cristina è visitabile tutto l’anno. Le visite guidate sono gestite dalla cooperativa Archeotour. Il prezzo del biglietto ha un costo di 5 euro, e con lo stesso biglietto, si può visitare anche il museo Archeologico – Etnografico  “Palazzo Atzori” che si trova a Paulilatino.

Arrivare a Santa Cristina è molto semplice: si trova dopo Oristano e da Cagliari, dista poco più di un’ora di macchina.

C’è un punto di ristoro molto carino e accogliente, con terrazza e tavolini, che si affacciano sul piccolo villaggio di Santa Cristina. Dentro la biglietteria, c’è un negozietto di souvenirs locali e libri sulla Sardegna.

Il posto è molto agevole e adatto alle famiglie con bambini. La zona del villaggio, è attrezzata di spazi che si possono sfruttare per un pic nic all’aria aperta.

https://www.google.it/maps/place/Parco+Archeologico+Naturalistico+di+Santa+Cristina

 

 

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